Masters of the Air: Austin Butler e Callum Turner sono i nuovi dominatori dell’aria. La recensione

Quella di Steven Spielberg nei confronti della Seconda Guerra Mondiale è molto più di una fascinazione artistica: rasenta la devozione estatica, la precisa volontà di riportare più e più volte in scena gli stessi eventi e le stesse ambientazioni per rendere omaggio ad una parte di Storia che sente vicinissima. Forse un giorno film e serie ambientati nell’ultimo periodo bellico mondiale diventeranno anacronistiche o, tristemente, verranno sostituiti da altri che fanno riferimento ad eventi più recenti, ma fino a quel momento continueremo ancora a godere di questo tipo di racconti grazie a racconti come Masters of the Air.

Adattamento del romanzo di Donal L. Miller pubblicato nel 2007 dal titolo Masters of the Air: America’s Bomber Boys Who Fought the Air War Against Nazi Germany, i nove episodi della serie in uscita su AppleTV+ compongono un’ideale trilogia bellica insieme con Band of Brothers del 2001 e The Pacific del 2010, ma narrativamente si inserisce anche tra le pieghe di Salvate il Soldato Ryan del 1998 e di La grande fuga del 1963. Una storia tra le storie, un’altra preziosa tessera di uno sconfinato mosaico che questa volta ci porta in alto, ancora più in alto.

Le vicende dei Bloody 100th, uomini del 100° Gruppo Bombardieri impegnati a bombardare diversi obiettivi della Germania nazista in condizioni decisamente proibitive anche per gli standard tecnologici dell’epoca, si svolgono infatti un’altitudine superiore a quella dalla quale si sono paracadutati i soldati dell’Operazione Overlord in Band of Brothers, le acque sottostanti non sono quelle navigate dai marines di The Pacific. Come al solito, i protagonisti sono tanti: Austin Butler interpreta il maggiore Gale Cleven, Callum Turner il parigrado John Egan, Barry Keoghan il tenente Curtis Biddick e Anthony Boyle il tenente Harry Crosby, addetto alla navigazione che tuttavia in continuazione il mal d’aria. Ne citiamo quattro, ma il cast è sconfinato e composto per lo più da nomi che come mai prima d’ora sottolineano come la WWII sia stata combattuta per lo più da ragazzi non ancora uomini o diventati tali troppo in fretta.

Le loro missioni sono complesse, vengono mandati in pieno giorno a colpire minuscoli obiettivi da centrare mentre la contraerea nazista fa esplodere il cielo gelido attorno a loro ma tutti sono guidati da quegli ideali patriottici e bellici che Spielberg non ha mai messo in discussione: la Seconda Guerra Mondiale andava combattuta, i nazisti andavano sconfitti e chi lo ha fatto è ancora oggi da celebrare come un eroe. È questo il trait d’union delle serie prodotte assieme a Tom Hanks, qui esaltate da un comparto tecnico fuori scala per un prodotto destinato al piccolo schermo – tanto che viene da domandarsi se non sia addirittura sprecata, visivamente parlando.

Il taglio narrativo degli episodi di Masters of the Air, quattro dei quali diretti da Cary Joji Fukunaga (altri due li hanno firmati Anna Boden & Ryan Fleck, registi di Captain Marvel, due la regista Dee Rees e uno Tim Van Patten), è ancora una volta documentaristico: non c’è gesto, piccolo o grande, che non sia filologicamente studiato per portare lo spettatore dentro al contesto bellico, sopra quegli aerei, per sentire assieme ai Bloody 100th tutta la tensione, la paura e anche la confusione che regna sovrana durante una battaglia a 25.000 piedi d’altezza. Come per Band of Brothers, a volte non è neppure semplice ricostruire l’azione e chi sta facendo cosa, ma anche questo fa parte del valore esperienziale della serie

L’intreccio si lega piacevolmente ad altri episodi della Seconda Guerra Mondiale già raccontati non solo negli altri prodotti della “trilogia”, ma anche in quegli altri war movie che hanno fatto la storia del cinema, rimarcando l’attenzione agli eventi più significativi del conflitto. Viene dato giusto spazio non solo all’azione, ma anche alla componente psicologica ed emotiva dei protagonisti, approfondimento questo consentito dal formato e dalla scelta di tre nuovi grandi divi come Austin Butler, Callum Turner e Barry Keoghan, che qui sembrano veterani del cinema di guerra e non le giovani star che si stanno affacciando ora al gotha della Settima Arte.

Masters of the Air non avrà forse la forsennata azione di Band of Brothers e neppure l’impatto emotivo di The Pacific, ma mantiene ancora la stessa votiva purezza narrativa che Steven Spielberg e Tom Hanks hanno messo nei loro precedenti racconti e un impianto visivo straordinario per il mondo dello streaming ma non per AppleTV+, che porta da tempo avanti una politica artistica chiara semplice: pochi (prodotti) ma buoni e senza badare a spese

Foto: AppleTV+ 

Fonte: Film: trame e trailer - Best Movie
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