Mon Crime – La colpevole sono io: l’empowerment femminile nel giallo di François Ozon. La recensione

François Ozon, autore francese tra i più affermati in attività, sembra non aver subito danni in termini di prolificità dal periodo di pandemia da poco superato. Dal 2020, infatti, non ha mai lasciato il proprio pubblico senza un lungometraggio che portasse la propria firma.

Seppur nessuno dei suoi ultimi lavori sia stato accolto con particolare entusiasmo, ognuno di essi ha potuto vantare di una vetrina festivaliera a dir poco altisonante, che fosse Cannes (Estate ’85, È andato tutto bene) o la Berlinale (Peter Von Kant). Il tutto proponendo differenti variazioni del genere melodrammatico, all’interno di contesti spaziali e temporali tra i più disparati, lanciandosi anche nella complicata operazione di rifacimento (parziale) di uno dei capolavori di Rainer Werner Fassbinder.

Eppure con Mon Crime – La colpevole sono io, liberamente ispirato all’opera teatrale di Georges Berr e Louis Verneuil del 1934, già trasposta al cinema in più occasioni, Ozon cambia nuovamente rotta, tornando sui passi dei suoi lungometraggi di inizio carriera, dal tono più stralunato e divertito. Le due coinquiline Madeleine (Nadia Tereszkiewicz) e Pauline (Rebecca Marder), avvocatessa in erba, si ritrovano coinvolte nell’omicidio di un noto produttore, che poco prima del decesso aveva aggredito sessualmente l’attrice, chiamata nella sua villa per un provino. Attorno alla vicenda esplode un caso mediatico nel momento in cui Madeleine si autoproclama colpevole e diventa un’eroina contro l’imperante patriarcato.

Difficile non notare analogie coi tempi correnti, a partire dal fenomeno del Me Too fino alla spettacolarizzazione della cronaca nera, evidenziando in questo processo quanto la natura della verità fosse arbitraria ieri (la storia si svolge negli anni ’30) quanto lo risulta oggi. Ozon decide di trattare tali delicate tematiche con l’ironia degli esordi, dalla variopinta patina della messa in scena, quasi straniante per artificiosità, fino ai botta e risposta sagaci (l’ictus, possibile causa della morte del produttore, “aggravato da un colpo di proiettile alla testa”).

A sostenere il brillante copione di questa commedia in costume, che riecheggia le opere di Ernst Lubitsch e Billy Wilder, ci pensa un variegato cast composto da giovani leve e da volti noti del cinema francese. L’alchimia tra le due interpreti principali è un piacere per gli occhi, tanto da non farle scomparire davanti ad attori del calibro di Fabrice Luchini, Dany Boon, André Dussollier e, soprattutto, una mai così spassosa Isabelle Huppert nei panni della star in decadenza Odette Chaumette. 

Pare, quindi, ingiusto che Mon Crime – La colpevole sono io non abbia avuto la possibilità di partecipare a un grande festival cinematografico, in quanto consiste in un piacevole intrattenimento che, con estrema leggerezza, riesce a sottolineare gli inconsistenti cambiamenti nella condizione della donna nella società nel corso di un secolo, oltre che scherzare su quanto la vita sia caratterizzata, nella sfera pubblica quanto in quella privata, da una continua recita. 

Foto: Mandarin Cinéma, FOZ, Gaumont, France 2 Cinéma, Playtime, Scope Pictures

Fonte: Film: trame e trailer - Best Movie
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