The Good Mothers, le donne che osarono sfidare la ‘Ndrangheta. La recensione della serie Disney+

La nuova serie originale italiana The Good Mothers, che ha vinto il primo “Berlinale Series Award” alla 73esima edizione del Festival Internazionale del Cinema di Berlino, racconta la ‘Ndrangheta interamente dal punto di vista delle donne che hanno osato sfidarla. 

Basata su una storia veraThe Good Mothers ripercorre le vicende di Denise, figlia di Lea Garofalo, Maria Concetta Cacciola e Giuseppina Pesce, tre donne che ebbero l’ardire di opporsi alla criminalità organizzata calabrese. Ad aiutarle la P.M. Anna Colace che, appena arrivata in Calabria, ha un’intuizione: per poter abbattere i clan della ‘ndrangheta, è necessario puntare alle donne. È una strategia che comporta grandi rischi: la ‘ndrangheta è nota e temuta per il suo pugno di ferro e il potere insidioso. The Good Mothers segue Denise, Giuseppina e Maria Concetta nel loro tentativo di affrancarsi dal potere criminale e collaborare con la giustizia.

La serie articola la sua narrazione con passo calmo, dolente e attonito e un’ammirevole economia narrativa, costellata di silenzi e dialoghi smozzicati e raggelati (qualche volta simili a small talks, altrove più lugubri e pregnanti), dando così una laboriosa forma di tridimensionalità a una vicenda, poco nota, di straordinaria resilienza femminile: un fatto esemplare consumatosi dentro una realtà sociale e malavitosa scabra e violenta, ostile e durissima. Per riuscirci non si risparmia nemmeno un preciso lavoro su inquadrature asettiche, che mirano anzitutto formalmente a restituire un senso di prigionia. 

Firmata a quattro mani da Julian Jarrold (The Crown) ed Elisa Amoroso (Chiara Ferragni: Unposted, Time is Up e Time is Up 2, Fedeltà), la regia di The Good Mothers scava in grigi chiaroscuri con mano ferma e solidissima, mettendo in scena il tormento lento e inesorabile delle vite di una manciata di donne costrette a un’ovattata discrezione, fatta di obbedienza e devozione tossica e forzata. 

Il risultato finale della serie, vista nella sua interezza, somiglia ad un punto d’incontro ideale e divulgativo tra la fiction standard di Ra1 e il cinema materico, rovente e pulsante, fatto con i materiali della vita di Jonas Carpignano (la protagonista del suo meraviglioso A Chiara, Swamy Rotolo, è stata fonte d’ispirazione per il film e in particolare per Valentina Bellé nel lavorare sul dialetto calabrese), ma un altro riferimento eccellente può essere rintracciato anche, complice l’ambientazione nel mondo della ‘ndrangheta, con il mai adeguatamente ricordato Anime nere di Francesco Munzi.

The Good Mothers vince il “Berlinale Series Award” al 73° Festival Internazionale del Cinema di Berlino

The Good Mothers è interpretata da Gaia Girace (L’amica geniale) nel ruolo di Denise Cosco, Valentina Bellè (Catch-22, I Medici) nei panni di Giuseppina Pesce, Barbara Chichiarelli (Suburra – La serie, Favolacce) in quelli di Anna Colace, Francesco Colella (ZeroZeroZero, Trust) in quelli di Carlo Cosco, Simona Distefano (Il Traditore) nel ruolo di Concetta Cacciola, Andrea Dodero (Non odiare) in quello di Carmine e con Micaela Ramazzotti (La pazza gioia, La prima cosa bella) nel ruolo di Lea Garofalo.Basato sull’omonimo bestseller del giornalista Alex Perry, premiato dalla Foreign Press Association, e adattato per lo schermo da Stephen Butchard (Bagdad Central, The Last Kingdom), nominato ai BAFTA, il progetto vede la regia di Julian Jarrold, nominato ai BAFTA e agli Emmy (The Crown, Becoming Jane) e della premiata Elisa Amoruso (Sirley, Chiara Ferragni: Unposted) ed è prodotto da House Productions (Sherwood, Il prodigio) e Wildside (L’amica geniale, Anna), una società del gruppo Fremantle.

I produttori esecutivi di The Good Mothers sono Juliette Howell, Tessa Ross e Harriett Spencer per House Productions e Mario Gianani, Lorenzo Gangarossa per Wildside, una società del gruppo Fremantle e Alessandro Saba per Disney+. Anche Stephen Butchard e Julian Jarrold sono i produttori esecutivi.

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Fonte: Film: trame e trailer - Best Movie
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