Una Battaglia Dopo L’altra: l’apice umano di Paul Thomas Anderson. La recensione del film con Leonardo Di Caprio

Viene difficile descrivere a parole il miracolo che avviene puntualmente ogni volta che Paul Thomas Anderson si mette dietro una macchina da presa. Generalmente considerato tra i più importanti registi in attività, riesce, approcciandosi ogni volta a un genere diverso, a confezionare un’opera magistrale.

Eppure è fin da subito lampante che non si tratta di un’innovatore e quindi non un autore di capolavori da intendere con l’accezione del termine più blanda, ossia di film che rivoluzionano il modo di pensare e fare cinema. A Paul Thomas Anderson va riconosciuto però un ruolo inscindibile dalla sua figura: quello di regista metamoderno per definizione, così come il suo padre putativo, Robert Altman, era il più illustre esponente di narrativa postmoderna per immagini in movimento.

Entrambi rielaborano immaginari e linguaggi preesistenti, portando comunque a un risultato inedito, con un indecifrabile elemento che li eleva da semplici citazionisti. Un esempio molto immediato è quello che connette Il Lungo Addio di Altman al Vizio di Forma di Anderson, entrambi figli di una declinazione del noir derivata da Howard Hawks. Una storia e un mondo che continuano ad essere raccontati, ma al tempo stesso sovvertendone continuamente gli stilemi.

Proprio dalla letteratura di Thomas Pynchon deriva anche Una Battaglia dopo L’altra. Se in quel caso Inherent Vice subiva un adattamento di un’impressionante fedeltà, il romanzo Vineland diventa oggetto di una ricontestualizzazione: dagli anni 80’ della controparte cartacea passiamo ai giorni nostri. La maestria di Paul Thomas Anderson risiede proprio nel riuscire a conservare lo zeitegist dell’opera originaria indipendentemente dalla modalità di trasposizione intrapresa.

Forse è proprio con questo tassello che è possibile consacrare con certezza il regista come il primo tra i rappresentanti del movimento metamoderno, ovvero confezionando, da un materiale di partenza inserito perfettamente nel tempo della sua pubblicazione, un film odierno e che in qualche modo guarda pure al futuro.

Spostando la conversazione sul livello formale, Una Battaglia Dopo L’Altra è un blockbuster di proporzioni inaudite, arrivando in sala nel bel mezzo di un decennio di grande messa in crisi di tale modello produttivo, ormai incapace spesso e volentieri di rientrare nel cospicuo investimento; al tempo stesso è un film che intreccia una collaborazione con Fortnite, un esempio di “spettacolo” audiovisivo agli antipodi.

Anche in termini strutturali il film supera le modalità fruitive vigenti: il solito corredo di star e personaggi irresistibili e dai brillantissimi scambi riesce a coesistere con un flusso ininterrotto di stimoli visivi e intellettuali con una frenetica spensieratezza che solo un medium non ancora completamente intaccato dalle dinamiche di segmentazione dei contenuti può contemplare.

Ma Una Battaglia Dopo L’altra non si limita a guardare oltre l’oggi, aderendo a un modello produttivo ora come ora senza equivalenti, ma stabilisce anche un dialogo con il presente, incarnato dallo spettatore in sala.

Il mondo contemporaneo ha decretato il fallimento delle vecchie generazioni e lasciato nella totale incertezza le più giovani. Ogni possibile ideale viene messo in dubbio, tradito o abbandonato, facendo sprofondare ogni individuo nel solipsismo e nel dilagante sentimento di paranoia, riducendosi a prendere parte ad agire nell’ombra, dentro organizzazioni segrete zeppe di password e intricati modus operandi applicati al solo scopo di riconoscere l’altro come nostro alleato.

In un contesto storico così caotico, Paul Thomas Anderson trova come unica soluzione concreta ritrovarci come umanità. Solo con un concetto così chiaro in testa l’ex attivista Pat Calhoun, ora Lebowski 2.0 Bob Ferguson (portato in scena da un superlativo Leonardo Di Caprio) può risultare irresistibile al pubblico come il suo antagonista, il parodistico generale Lockjaw (terzo Oscar prenotato per Sean Penn), dal sistema valoriale completamente opposto.

Perché Una Battaglia Dopo L’Altra è prima di tutto un invito a ritrovare un senso di collettività e umanità scendendo insieme in campo ad attuare le (giovani) rivoluzioni di cui necessita la nostra epoca. L’ennesimo capolavoro di Paul Thomas Anderson, ma che, come mai prima d’ora, si sofferma a osservare la realtà oltre che il cinema.

Fonte: Film: trame e trailer - Best Movie
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