ANICA: forte preoccupazione per taglio canone RAI

7/11/2023

 

L’ANICA, a seguito dell’incontro di ieri con i vertici RAI, si fa portavoce delle preoccupazioni rispetto agli investimenti in questo fondamentale settore in cui sono coinvolti circa 120 mila lavoratori.

Un eventuale taglio delle risorse alla Rai avrebbe ricadute molto pesanti sullo sviluppo delle produzioni dell’intero comparto. Da qui la necessità di un tavolo che investa del problema il Governo e i ministeri preposti.

Rai ha ribadito il proprio impegno a salvaguardia dell’industria del cinema e della fiction, un presidio culturale di enormi potenzialità anche per la promozione dell’Italia all’estero.

Benedetto Habib, Presidente dell’Unione Produttori ANICA, a margine di una riunione interna di confronto questa mattina, commenta:
“La funzione di salvaguardia garantita dalla RAI è drammaticamente a rischio perché il taglio strutturale previsto sul canone ricadrà direttamente sugli investimenti in nuove opere e sulle iniziative innovative che hanno definito storicamente il ruolo propulsivo della RAI come hub industriale e culturale, necessario e complementare a quello dei privati. Questo tema non emerge sufficientemente nel dibattito pubblico e la nostra categoria si mette a disposizione per condividere dati e analisi che non riescono ad avere visibilità sufficiente agli occhi dei decisori. Il contesto economico – reso sempre più fragile dall’instabilità delle regole e dall’incertezza che perdura da inizio 2023 – mette a rischio la sostenibilità del fare impresa audiovisiva in Italia, la possibilità di mantenere la capacità produttiva degli anni scorsi, con le conseguenti ricadute sull’occupazione e la capacità competitiva sui mercati internazionali. Non ci si può dimenticare che centinaia di migliaia di famiglie di lavoratori, che hanno potuto riprendere l’attività anche durante la pandemia grazie alla capacità di iniziativa e di reazione dimostrata insieme da industria e sindacati, potrebbero trovarsi da un giorno all’altro in enorme difficoltà, a causa della congiuntura attuale in cui si sommano tagli convergenti sulle attività produttive. L’impoverimento degli investimenti nell’audiovisivo, peraltro, si rifletterebbe in modo disastroso sulla forza economica della RAI, mettendo in crisi prodotti di massimo ascolto, su cui si fonda la capacità dell’azienda di competere relativamente a tutta la sua offerta”.

 

 

Fonte: ANICA
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