Salvo amato, Livia mia: la recensione dell’episodio de Il commissario Montalbano al cinema fino al 4 marzo

Salvo amato, Livia mia

Il cadavere di Agata Cosentino viene ritrovato in un corridoio dell’archivio comunale. Si tratta forse una violenza sessuale degenerata in omicidio, ma questa ipotesi non convince Montalbano, che inizia la sua indagine partendo dalla vittima. Il commissario scopre subito che la povera Agata era una cara amica di Livia che l’aveva conosciuta a Genova, dove la ragazza aveva lavorato per un paio d’anni prima di ritrasferirsi di nuovo a Vigàta, assunta all’archivio comunale. Agata, timida e riservata, concedeva la sua amicizia e il suo amore a poche persone. E su quelle si concentra l’indagine di Montalbano, perché gli è presto chiaro che a uccidere Agata è stato qualcuno che le era molto vicino.

Salvo amato, Livia Mia, il nuovo episodio de Il commissario Montalbano tratto dai racconti Salvo amato…Livia mia e Il vecchio ladro del compianto Andrea Camilleri, editi da Sellerio editore, ripropone i consueti tracciati dei testi dello scrittore siciliano e l’estetica televisiva corroborata per vent’anni dal regista storico, Alberto Sironi, anch’egli da poco scomparso. Il passaggio dietro la macchina da presa del longevo interprete di Montalbano, Luca Zingaretti, si prefigge infatti un rispetto devoto all’approccio di Sironi. Forse la sua mano appare di tanto in tanto incerta in alcuni snodi narrativi, meno limpidi che in passato e con qualche frizione in più, ma la vocazione mimetica è evidente e legittimata e regge anche l’urto della dimensione epistolare del testo di partenza.

Lo stesso ha fatto la squadra di sceneggiatori, composta da Francesco Bruni, Salvatore De Mola e Leonardo Marini, nell’intrecciare le vicende dei due racconti adattati in immagini. Il commissario Montalbano è dopotutto un prodotto che da sempre si sottrae a scossoni di ogni ordine e grado, per mantenere intatta la sua presa su uno zoccolo duro di spettatori, dediti e affezionati tanto all’ambientazione a Vigàta quanto ai siparietti comici col personaggio di Agatino Catarella e a tanti altri elementi irrinunciabili e dal sicuro, risaputo impatto.

Salvo amato, Livia Mia non è però solo una prima volta per Zingaretti (e la prima senza Camilleri e Sironi), ma segna anche lo storico approdo del personaggio sul grande schermo, a vent’anni dall’esordio sulla rete ammiraglia risalente a vent’anni fa e datato 1999. La natura televisiva dell’operazione rimane ovviamente inalienabile, ma l’esperienza cinematografica si affianca alla tradizionale modalità di fruizione de Il commissario Montalbano in maniera tutto sommato organica, visto l’alto tasso di coinvolgimento per i tanti contraccolpi della trama e le situazioni cupe con cui ha a che fare il personaggio principale, alle prese in questo caso con una figura femminile enigmatica e tormentata che ne segneranno l’operato. A non essere snaturato è, come sempre il giallo, velato di ironia e gusto popolaresco, ma mai sfocato per volti, luoghi e ambienti.

Inizialmente previsto al cinema solo nelle date dal 24, 25 e 26 febbraio, l’episodio Salvo amato, Livia Mia vi rimarrà, come annunciato da Nexo Digital in queste ore, fino al prossimo 4 marzo, per provare a implementare l’emorragia di incassi scatenata dall’emergenza Coronavirus (la messa in onda su Rai 1 in prima serata è invece prevista per il prossimo 9 marzo, cui farà seguito il 16 marzo un altro episodio inedito, La rete di protezione). Un’iniziativa meritoria, alla quale si aggiunge la scelta di devolvere interamente gli introiti del passaggio in sala all’ospedale Spallanzani di Roma, specializzato in malattie infettive e al centro negli ultimi giorni di notevole attenzione mediatica ma soprattutto di grandi sforzi sanitari.

Di seguito la sinossi ufficiale dell’episodio successivo, La rete di protezione, tratto dal romanzo omonimo di Camilleri: Uno strano nuovo enigma per Montalbano: l’ingegner Sabatello gli porta alcuni filmini superotto girati per decenni dall’ormai defunto padre che raffigurano sempre la stessa cosa: l’inquadratura fissa di un muro. Il commissario intuisce che non si tratta solo di un fatterello bizzarro, ma che dietro quelle strambe pellicole si nasconde una remota vicenda dalle tinte tragiche e fosche. Non sarà però solo questo cold case a impegnare il commissario perché, proprio in quei giorni, nella scuola frequentata dal figlio di Augello viene compiuto uno spaventoso quanto incomprensibile attentato. Due individui a volto coperto fanno irruzione nell’istituto, sparano seminando il terrore fra insegnanti e ragazzi e lanciano un loro minaccioso e oscuro proclama. Un nuovo mistero su cui fare luce… e giustizia.

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Fonte: Bestserial – Best Movie
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